Capitolo IX

LA ROTAZIONE TOTALE DEL CAPITALE ANTICIPATO. CICLI DI ROTAZIONE

Abbiamo visto che gli elementi fissi e quelli fluidi del capitale produttivo ruotano in modi e in periodi diversi e che, a loro volta, i diversi elementi del capitale fisso nella medesima impresa hanno periodi di rotazione differenti a seconda del loro diverso tempo di vita e, quindi, di riproduzione. (Circa la diversità reale o apparente nella rotazione di diverse parti integranti del capitale fluido nella stessa impresa, vedi alla fine del capitolo, sub 6).

1.   La rotazione totale del capitale anticipato è la rotazione media dei suoi diversi elementi; per il modo di calcolare, vedi più oltre. Naturalmente, poiché si tratta soltanto di diversi periodi di tempo, nulla è più facile che ricavarne la media; ma:

2.   Qui si verifica una differenza non solo quantitativa, ma qualitativa.

Il capitale fluido che entra nel processo di produzione trasferisce al prodotto tutto il suo valore; quindi, affinché il processo di produzione si svolga senza interruzioni, bisogna costantemente sostituirlo in natura mediante vendita del prodotto. Il capitale fisso che entra nel processo di produzione, invece, trasferisce al prodotto solo una parte del suo valore (il logorio o usura) e, pur logorandosi, continua a funzionare nel processo produttivo; ha quindi bisogno d'essere sostituito in natura solo ad intervalli più o meno lunghi; comunque, non così di frequente come il capitale fluido.

Questa necessità di sostituzione, termine della riproduzione, non differisce solo quantitativamente per i diversi elementi del capitale fisso, ma, come si è visto, una parte del capitale fisso di durata più lunga, pluriennale, può essere sostituita e aggiunta in natura al vecchio capitale fisso di anno in anno o ad intervalli più brevi; nel caso di capitale fisso di altra natura, la sostituzione può soltanto avvenire tutta in una volta alla fine del suo tempo di vita. È quindi necessario ridurre le particolari rotazioni delle diverse parti del capitale fisso ad una forma di rotazione omogenea, in modo che esse si differenzino solo quantitativamente, secondo la durata di rotazione.

Questa identità qualitativa non si verifica se prendiamo come punto di partenza P...P - la forma del processo di produzione continuativo. Infatti, determinati elementi di P devono essere costantemente sostituiti in natura ed altri no. È invece la forma D...D a dare questa identità di rotazione. Si prenda ad es. una macchina del valore di 10.000 Lst., che duri dieci anni, e di cui perciò venga riconvertito in denaro annualmente 1/2 = 1.000 Lst. Queste 1.000 Lst. si sono, nel corso di un anno, riconvertite da capitale denaro in capitale produttivo e capitale merce, e di qui in capitale denaro. Sono tornate alla loro originaria forma denaro, come il capitale fluido se lo consideriamo sotto questa forma; e, a tal riguardo, è indifferente che alla fine dell'anno il capitale denaro di 1.000 Lst. venga o no riconvertito nella forma naturale di una macchina. Nel calcolo della rotazione totale del capitale produttivo anticipato, noi fissiamo quindi tutti i suoi elementi nella forma denaro, così che il ritorno alla forma denaro chiuda la rotazione. Consideriamo sempre il valore come anticipato in denaro, anche nel caso di un processo di produzione continuativo, in cui questa forma denaro del valore è soltanto quella della moneta di conto. Così, allora, possiamo ricavare la media.

3. Ne segue che, anche quando la parte di gran lunga maggiore del capitale produttivo anticipato consta di capitale fisso il cui tempo di riproduzione, quindi anche di rotazione, abbracci un ciclo pluriennale, il valore capitale che ha ruotato nel corso dell'anno può tuttavia, a causa delle rotazioni ripetute del capitale fluido nel corso dello stesso anno, risultare più grande del valore totale del capitale anticipato.

Sia il capitale fisso = 80.000 Lst., e il suo tempo di riproduzione = 10 anni, così che annualmente 8.000 Lst. di esso ritornino alla loro forma denaro, ovvero esso compia della sua rotazione. Sia il capitale fluido = 20.000 Lst., e ruoti cinque volte in un anno. Il capitale totale è allora = 100.000 Lst. Il capitale fisso che ha ruotato è = 8.000 Lst.; il capitale fluido che ha ruotato è = 5 X 20.000 = 100.000 Lst. Dunque il capitale che ha compiuto la sua rotazione nel corso dell'anno è = 108.000 Lst., maggiore di 8.000 Lst. del capitale anticipato. 1 + 2/25 del capitale hanno compiuto la loro rotazione.

4. La rotazione di valore del capitale anticipato si separa quindi dal suo vero e proprio tempo di riproduzione o dal reale tempo di rotazione delle sue parti integranti. Poniamo che un capitale di 4.000 Lst. ruoti per es. cinque volte in un anno. Il capitale che ha compiuto la sua rotazione è allora 5 x 4.000 = = 20.000 Lst. Ma quello che ritorna alla fine di ogni rotazione, per essere di nuovo anticipato, è il capitale originariamente anticipato di 4.000 Lst. La sua grandezza non risulta modificata dal numero dei periodi di rotazione durante i quali esso funziona di nuovo come capitale (prescindendo dal plusvalore).

Nell'esempio sub 3, secondo quanto presupposto, alla fine dell'anno sono perciò tornate in mano al capitalista: a) una somma di valore di 20.000 Lst., che egli sborsa nuovamente negli elementi fluidi del capitale, b) una somma di 8.000 Lst. che, a causa del logorio, si è staccata dal valore del capitale fisso anticipato: accanto ad esse continua ad esistere nel processo di produzione il medesimo capitale fisso, ma con il valore decresciuto di 72.000 Lst. invece di 80.000. Il processo di produzione dovrebbe quindi proseguire per altri nove anni prima che il capitale fisso anticipato si estingua, abbia cessato di funzionare sia come formatore di prodotto, sia come formatore di valore, e debba essere sostituito. Dunque, il valore capitale anticipato deve descrivere un ciclo di rotazioni, per es., nel caso dato, un ciclo di dieci rotazioni annue - e precisamente questo ciclo è determinato dal tempo di vita, perciò dal tempo di riproduzione o tempo di rotazione, del capitale fisso impiegato.

Nella stessa misura in cui, sviluppandosi il modo di produzione capitalistico, si sviluppano l'entità di valore e la durata di vita del capitale fisso impiegato, in ogni particolare campo di investimento la vita dell'industria e del capitale industriale diventa quindi pluriennale; diciamo, in media, decennale. Se da una parte lo sviluppo del capitale fisso prolunga questa vita, dall'altra essa è abbreviata dal costante rivoluzionamento dei mezzi di produzione, che del pari aumenta costantemente con lo sviluppo del modo di produzione capitalistico. Crescono perciò con esso anche il rivoluzionamento dei mezzi di produzione e la necessità della loro continua sostituzione, a seguito dell'usura (o logorio) morale, molto prima che abbiano cessato di esistere fisicamente. Si può supporre che per i rami più decisivi della grande industria questo ciclo di vita sia oggi, in media, decennale. Quel che conta, qui, non è però il numero esatto. Un punto resta acquisito: in questo ciclo di rotazioni reciprocamente connesse, comprendente una serie di anni, in cui il capitale è condannato a muoversi dal suo elemento fisso, risiede una base materiale delle crisi periodiche, nel corso delle quali gli affari attraversano periodi successivi di ristagno, vivacità media, precipitazione, crisi. Certo, i periodi in cui si investe capitale sono molto diversi e discordanti. Ma la crisi costituisce sempre il punto di partenza di un grosso investimento nuovo: quindi anche - se si considera la società nel suo complesso - più o meno una nuova base materiale per il successivo ciclo di rotazione. (« La produzione cittadina è legata al volgere dei giorni; quella rurale, invece, al volgere degli anni ». (Adam H. Müller, Die Eie- mente der Staatskunst, Berlino, 1809, III, p. 178). È questo il modo ingenuo in cui il romanticismo si rappresenta l'industria e l'agricoltura.)

5. Sul modo di calcolare la rotazione, diamo la parola ad un economista americano:

«In alcuni rami d'affari l'intero capitale anticipato viene fatto ruotare o circolare più volte nel corso di un anno; in alcuni altri, una parte compie più di una rotazione all'anno, un'altra non ruota cosi di frequente. È in base al periodo medio di cui esso abbisogna per passare attraverso le sue mani o compiere una rotazione, che il capitalista deve calcolare il suo profitto. Posto che in una certa impresa un tale abbia investito la metà del suo capitale in fabbricati e macchine, che devono essere rinnovati una volta ogni dieci anni; un quarto in attrezzi ecc., che si rinnovano ogni due anni; l'ultimo quarto, in salari e materie prime, che compiono due rotazioni in un anno; e posto che il suo capitale totale sia di 50.000 dollari. Il suo esborso annuo sarà allora:

50.000/2 = 25.000 $ in 10 anni = 2.500 $ in 1 anno

50.000/4 = 12.500 $ in 2 anni == 6.250 $ in 1 anno

50.000/4 = 12.500 $ in 1/2 anno = 25.000 $ in 1 anno

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                               in 1 anno = 33.750 $.

Dunque, il tempo medio in cui tutto il suo capitale ha compiuto una rotazione è di 16 mesi [...]. Prendiamo un altro caso: un quarto del capitale totale di 50.000 doll., circoli in 10 anni; un quarto, in 1 anno; la restante metà, due volte in 1 anno. L'esborso annuo sarà allora:

          12.500/10 = 1.250 $

               12.500 = 12.500 »

         25.000 x 2 = 50.000 »

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Ruotati in 1 anno = 63.750 $ ».

(Scrope, Poi. Econ., edit. Alonzo Potter, New York, 1841, pp. 142, 143)-

6. Differenze reali e apparenti nella rotazione delle diverse parti del capitale. — Lo stesso Scrope dice, sempre nel passo citato [p. 141]:

«Il capitale sborsato da un fabbricante, agricoltore 0 commerciante, nel pagamento di salari circola nel modo più veloce, perché viene fatto ruotare forse una volta ogni settimana, se i suoi uomini vengono pagati settimanalmente, mediante l'introito settimanale da vendite o fatture pagate. Quello sborsato in materie prime o scorte di articoli finiti circola meno in fretta; può compiere due o quattro rotazioni in un anno, a seconda del tempo che passa fra l'acquisto delle une e la vendita delle altre, nell'ipotesi che il fabbricante ecc. compri e venda con eguale dilazione del credito. Il capitale investito in attrezzi e macchine circola ancor più lentamente, perché in media compie forse soltanto una rotazione, cioè viene consumato e rinnovato, in cinque o dieci anni, benché molti attrezzi si consumino già in un'unica serie di operazioni. Il capitale speso in fabbricati, per es. fabbriche, negozi, magazzini, granai, in strade, opere irrigue ecc., non sembra nemmeno che circoli. In realtà, anche questi investimenti vengono interamente consumati, come quelli citati prima, mentre contribuiscono alla produzione, e devono essere riprodotti affinché il produttore possa continuare le sue operazioni. Con la differenza però che vengono consumati e riprodotti più lentamente degli altri [...]. Il capitale in essi sborsato compie forse una rotazione solo in 20 o 50 anni».

Qui Scrope scambia la differenza nel flusso di determinate parti del capitale fluido, causata per il capitalista individuale dai termini di pagamento e dai rapporti di credito, con le rotazioni derivanti dalla natura del capitale. Quando dice che il salario dev'essere pagato settimanalmente con l'introito settimanale da vendite o fatture pagate, bisogna osservare, prima di tutto, che anche in rapporto al salario si verificano differenze a seconda della lunghezza del termine di pagamento, cioè del tempo per il quale l'operaio deve far credito al capitalista; dunque, secondo che il termine di pagamento del salario è settimanale, mensile, trimestrale, semestrale, ecc. Qui vale la legge prima esposta: « La massa necessaria dei mezzi di pagamento [quindi del capitale denaro da anticipare in una volta sola] sta in ragion diretta ai periodi di pagamento» (Libro I, cap. III, 3 b, p. 124) ».

In secondo luogo, nel prodotto settimanale non entra soltanto la totalità del nuovo valore aggiunto nella sua produzione dal lavoro di una settimana, ma anche il valore delle materie prime ed ausiliarie consumate nel prodotto di una settimana. Insieme al prodotto circola questo valore in esso contenuto. Mediante la vendita del prodotto, esso riceve la forma denaro e deve venire nuovamente convertito nei medesimi elementi di produzione. E ciò vale tanto per la forza lavoro, quanto per le materie prime ed ausiliarie.

Ma si è già visto (cap. VI, II, 1), che la continuità della produzione esige una scorta di mezzi di produzione diversa per i diversi rami d'industria, e, nello stesso ramo, a sua volta diversa per diverse parti costitutive di questo elemento del capitale fluido, ad es. carbone e cotone. Ne segue che queste materie, benché debbano essere costantemente sostituite in natura, non hanno bisogno di essere costantemente acquistate di nuovo. La frequenza di rinnovo dell'acquisto dipende dalla grandezza della scorta accumulata, da quanto essa dura prima di esaurirsi. Nel caso della forza lavoro, una simile formazione di scorta non ha luogo. Per la parte di capitale spesa in lavoro, la riconversione in denaro va di pari passo con quella della parte di capitale spesa in materie ausiliarie e in materie prime. Ma la riconversione del denaro in forza lavoro da un lato, in materie prime dall'altro, avviene separatamente a causa dei particolari termini di acquisto e pagamento di queste due parti costitutive del capitale, di cui l'una viene acquistata in termini più lunghi come scorta produttiva, l'altra, la forza lavoro, in termini più brevi, ad es. di settimana in settimana. D'altro canto, il capitalista deve tenere, accanto alla scorta di produzione, anche una scorta di merci finite. Prescindendo da difficoltà di vendita, ecc., si deve ad es. produrre su ordinazione una data quantità di merci. Mentre l'ultima parte di questa viene prodotta, quella già finita aspetta in magazzino fino al momento in cui l'ordinazione può essere eseguita per intero. Altre differenze nella rotazione del capitale fluido si verificano quando singoli elementi dello stesso devono indugiare in uno stadio preparatorio del processo di produzione (stagionatura del legname, ecc.) più a lungo di altri.

Il sistema creditizio al quale si riferisce Scrope, come pure il capitale commerciale, modifica la rotazione per il capitalista singolo. Su scala sociale, lo modifica solo in quanto acceleri non soltanto la produzione, ma il consumo.